Abolizione calendario stile fiorentino


« (...) Ricordo come al principio dell’anno 1750, per legge di S. M. I., nostro augustissimo sovrano, fu ordinato che si dovesse, in avenire, principiar l’anno dal primo giorno di gennaio, a forma del costume dell’altre nazioni, e non altrimenti, dalla Incarnazione..., conforme veniva praticato in questi Stati, e che, per tutto il corso dell’anno sudetto 1750, vi si dovesse aggiungere nel millesimo. (...)»


(legge del 20 nov. 1749. Legislazione Toscana, L. Cantini, to. XXVI, pp. 185-88; cfr. Archivio stor. ital., to. XIII (1894), pp. 241-42.)

(tratto da "Documenti per la storia della Romagna Toscana" per Demetrio Marzi sottoarchivista di Stato di Firenze in "Rivista delle biblioteche e degli archivi, Anno XI. n. 1 Vol. 11, Firenze, 1900 [Febbr.-Marzo 900]" pp. 37 e segg.) 

L’Imperatore Cesare Francesco, Pio, Fortunato, Augusto, Duca di Lorena e Bar e Granduca di Toscana, nato per il benessere della collettività, guardiano della libertà, amplificatore della pace, difensore della concordia, salvatore del mondo; allo scopo di evitare ogni confusione e difficoltà nel discernere il tempo ha comandato, con legge del 20 novembre del 1749, che l’epoca e gli anni della salvezza dell’uomo, che solevano essere conteggiati dalle popolazioni toscane a partire da diversi giorni, vengano da tutti fatti iniziare in un unico e identico modo, così che che non venga più osservato il precedente costume, contrario a quello dell’Impero Romano, ma che a partire dal prossimo anno 1750 e in perpetuo, il primo gennaio che segna l’inizio del nuovo anno presso gli altri popoli, venga celebrato e usato nel conteggio del tempo anche col consenso del popolo toscano.

Nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria campeggia la targa marmorea in cui si annuncia la decisione adottata da Granduca Francesco Stefano di Lorena che, a partire dall’anno 1750, in tutto il Granducato di Toscanasi si adotta, per il computo del tempo, il Calendario Gregoriano e che il nuovo capodanno sarà il primo Gennaio, non più il 25 Marzo, corrispondente alla ricorrenza dell’Annunciazione a Maria del concepimento e della nascita di Gesù, “ab Incarnatione Domini” (dell’Incarnazione di Gesù), come da consuetudine secolare del calendario fiorentino.

 Per gli studi di storia medioevale e moderna occorre sempre tener conto di questo calcolo del calendario. 

Ma, all’interno dello stesso Granducato il 25 marzo iniziavano due diversi anni. Infatti proprio le due città principali, Pisa e Firenze, pur adottando il medesimo stile dell’Incarnazione anticipavano o ritardavano l’ingresso all’interno dello stile comune. 

Lo stile fiorentino calcolava l’inizio dell’anno in ritardo di due mesi e 25 giorni rispetto all’odierno, mentre quello pisano lo anticipava di nove mesi e sette giorni; differenze che si andavano a sommare alle rivalità campanilistiche ma con effetti ben più rilevanti nella vita di ogni giorno. 

Queste non erano che due possibilità all’interno di un panorama ben più ampio. Altre date di inizio anno, sebbene meno diffuse all’interno del territorio toscano, sono infatti indicate dagli stili della Natività (25 dicembre – utilizzato a Lucca fino al 1510), francese (Pasqua), Veneto (1 marzo), Bizantino (1 settembre).