IL CASTELLO DI CASTROCARO STORIA E TECNICA DI UNA TERRA DI CONFINE - CRISTIANO VERNA ANTONIO ZACCARIA

IL CASTELLO DI CASTROCARO STORIA E TECNICA
DI UNA TERRA DI CONFINE

CRISTIANO VERNA ANTONIO ZACCARIA

Pubblicazione: Castrocaro Terme : [s.n.], 2018 (Faenza : Tip. Valgimigli)
Descrizione fisica: 385 p. : ill.; 30 cm

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Dalla premessa degli autori:
«A distanza di circa trent’anni dalla pubblicazione del nostro primo lavoro sulla fortezza di Castrocaro, abbiamo sentito l’esigenza di rimettere mano a quella breve trattazione per ampliarla in ragione del cospicuo materiale d’archivio ritrovato nel frattempo e a seguito delle più recenti indagini effettuate sul campo. Dall’elaborazione di tutte queste nuove informazioni sono conseguite una serie di idee e considerazioni innovative meritevoli, a nostro avviso, di essere divulgate.
Quando ci accingemmo a scrivere questo saggio, l’intento era innanzitutto quello di approfondire e rendere più organico e nitido il millenario passato del nostro castello, per cui, assecondando i nostri studi e la nostra formazione, progettammo di dare all’opera un taglio prettamente storico.

All’inizio avevamo a disposizione solo poche testimonianze bibliografiche e documentali, mentre poco o nulla sapevamo delle vicende strutturali del castello; la storiografia precedente riguardante il nostro castello si componeva, infatti, solo di alcune pubblicazioni datate, spesso carenti o inattendibili.
Il primo a scrivere di storia locale fu Carlo Frassineti che nel 1884 diede alle stampe un libretto intitolato Raccolta di fatti storici riguardanti il paese di Castrocaro, un opuscolo essenziale e senza pretese di originalità nel quale sono riportate notizie tratte dalle opere dei maggiori storici forlivesi e fiorentini.
Più ambiziosa e di maggior respiro è certamente la Illustrazione storica dell’antico castello di Castrocaro edita nel 1889 dall’abate Giovanni Mini il quale però, da figlio del suo tempo quale era, inventò di sana pianta gran parte di quanto scrisse, confermando a pieno l’opinione degli storiografi moderni che etichettano l’Ottocento come il “secolo bugiardo”.
Certamente più utile e di maggiore affidabilità è la Guida di Castrocaro che Antonio Sassi pubblicò nel 1921. Questo libretto, pur manifestando i limiti di una guida turistica a tutti gli effetti, mostra tuttavia quanto il Sassi sia stato scrupoloso nella ricerca e attento nel rilevare e tramandare le testimonianze del nostro passato.
A noi contemporaneo è invece Giuseppe Mengozzi al quale dobbiamo alcune interessanti pubblicazioni sulla storia e sul folclore della nostra comunità. La prima di queste in ordine cronologico è Cronache di Castrocaro e dintorni apparsa nel 1979 che è, come annuncia il titolo, una raccolta acritica di notizie frutto di una sommaria ricerca fra antiche cronache locali e fondi d’archivio. Purtroppo, la mancanza di verifica e confronto delle fonti riportate rende queste cronache utilizzabili solo cum grano salis, soprattutto per quanto riguarda i secoli più remoti. Al Mengozzi va comunque riconosciuto il merito di aver dato il via, con la sua passione e il suo compassato entusiasmo, a una stagione di interesse per la storia locale che perdura tuttora e che ha visto catalizzarsi attorno all’argomento singole persone e associazioni come mai era accaduto in precedenza.
Negli ultimi anni di questa nostra ricerca, dopo aver acquisito consapevolezza della complessa opera svolta a Castrocaro dal grande architetto cinquecentesco Giovan Battista Belluzzi da San Marino, abbiamo avuto l’opportunità di entrare in contatto e di collaborare con Daniela Lamberini, professore associato di restauro architettonico presso la facoltà di Architettura dell’Università di Firenze e massima conoscitrice del Belluzzi. Oltre alla sua insostituibile esperienza, della quale spesso ci siamo avvalsi, la Lamberini ci ha messo a disposizione la sua vasta bibliografia permettendoci di focalizzare un periodo cruciale nella storia del nostro castello, il ché ha generato una sorta di effetto domino che ci ha consentito di datare e attribuire per comparazione tante altre strutture.
Sulla base dei suddetti contributi, per colmare almeno in parte i tanti vuoti cognitivi che rimanevano, oltre ad aver intensificato la ricerca archivistica, abbiamo iniziato anche a esaminare sistematicamente le murature perché molto presto ci siamo resi conto che la nostra priorità doveva diventare quella di tracciare un quadro quanto più possibile puntuale dello stato strutturale del castello così come si presentava negli ultimi decenni del secolo scorso, cioè prima che trasformazioni urbanistiche e discutibili restauri ne cancellassero per sempre l’assetto originale. (...)»