Terra del Sole città tribunale

Terra del Sole città tribunale

Terra del Sole città fortezza militare e "capoluogo" di provincia della Romagna fiorentina.

I commissari medicei vi esercitavano la giurisdizione criminale e civile ed avevano anche funzioni di gestione amministrativa dell'intero territorio e rappresentavano l'amministrazione centrale.
Una città fortezza militare luogo "ideale"
per inquisizioni, processi, condanne, pene corporali ed esecuzioni.

Per questo, Terra del Sole più che città ideale, è stata una città tribunale!


Come ovunque in Italia, dalla fine del ‘500, anche nella Toscana medicea il banditismo toccò il suo culmine.
Proprio nella Romagna fiorentina la presenza del banditismo era molto più grave che nelle altre provincie toscane; qui infatti la mancanza di un confine fisico e quindi lo stretto contatto con la Romagna papale mai tranquilla, la lontananza da Firenze con una barriera appenninica non facilmente valicabile, erano tutti elementi che favorivano il proliferare del fenomeno.

La Romagna pontificia era una zona dove il banditismo aveva radici antiche e profonde e, per parecchio tempo, vi avevano impegnate le loro forze sia Gregorio XIII sia Sisto V, in un quasi inutile tentativo di estirpare il dilagare delle bande organizzate.


Terra del Sole per la sua posizione geografica, posta al confine con lo Stato delle Chiesa, per la sua struttura urbanistica e architettonica (una città-fortezza) e per le funzioni amministrative delegate (capoluogo amministrativo provinciale della Romagna Toscana), divenne anche il luogo ideale per lo svolgersi delle istruttorie processuali non solo contro i banditi, ma per ogni tipo di reato.

 
Una mole consistente di processi, inquisizioni, di torture fisiche e psicologiche, di condanne, è documentata nelle numerosissime filze degli Atti civili e criminali conservati nell’Archivio storico comunale di Castrocaro Terme e Terra del Sole che riguardano tutto il territorio provinciale.

Gli Atti civili e criminali  sono una testimonianza unica sulla gestione giuridica e amministrativa dei Commissari, scelti e inviati direttamente dal Granduca in terra romagnola.


A Terra del Sole la pratica della tortura come metodo inquisitoriale è diffusamente utilizzata per estorcere la “verità” (vero o presunta) ed è usata anche come “monito”, come elemento di persuasione nei confronti della gente comune: la spettacolarità della pena è l’arma più frequente del potere mediceo per garantirsi il rispetto delle proprie leggi.


    Il Palazzo dei Commissari di Terra del Sole con la sua articolazione di luoghi deputati alla amministrazione delle giustizia con "celle" e varie "scale segrete", con l'Aula del Tribunale, con il "quartiere del Bargello" e del "Sovrastante le prigioni", con gli uffici del Giudice e la "Sala della fune", è in sé un documento unico ed originale della gestione organizzativa della giustizia.
    All’interno del Palazzo dei Commissari si riconoscono dei veri e propri “percorsi delle pene” in una “logica” che si palesa nella contrapposizione fra apparenza e realtà: una fabbrica di inquisizioni e castighi dietro la solare immagine del Palazzo che cela, nella scansione dei ritmi classici rinascimentali, spazi interni mantenuti rigorosamente “segreti”. 

E’ il caso di finestre e porte che si aprono “inspiegabilmente” all’esterno in corrispondenza di spessi muri di cui si vuole celare l’esistenza.

    Un’insieme di elementi per non far apparire all’esterno ciò che avviene all’interno, con la sistematica volontà di nascondere e celare “scale segrete”, mai descritte negli inventari e poste sempre in punti nodali di percorsi strategici e funzionali, di “scrittoi” con accessi mimetizzati e con finestrelle rivolte ai vani scala di passaggio obbligato, dei “luoghi di pena” in generale.
    Il Palazzo dei Commissari testimonia in ogni sua parte, ancora abbastanza percepibile, le funzioni originarie: dall’imponente prospetto sulla piazza principale, spazio urbano per le rassegne militari mensili, per le rappresentazioni sacre o punitive, al portico ove si conservavano non solo le unità di misura ma anche la trave per la “fune pubblica” e da cui si accedeva alla vera e propria macchina della giustizia medicea costituita dal Tribunale, dalla Cancelleria, dal Bargello, dai Notai fino ai "luoghi di pena".

    Oltre ai simboli del potere granducali (gli stemmi dei Commissari che ornano tutto l’edificio) il Palazzo conserva ancora una documentazione assolutamente originale e in gran parte inedita e significativa della sua funzione di macchina della giustizia, “segni pittorici” e "graffiti" presenti nelle celle delle “segrete”, iscrizioni che nella loro crudezza rappresentano il segno della "lunga mano del Principe", esempio chiarissimo di tortura psicologica.

Accanto questi il Palazzo dei Commissari possiede un elemento di assoluto interesse architettonico e al tempo stesso parte integrante di quel “percorso delle pene”: una "scala a chiocciola" a doppia elicoide su un unico perno costruita, fin dall’origine, nello spessore del muro dell’angolo nord-orientale.
La scala a chiocciola è emblematicamente il simbolo di
questo “percorso delle pene” in cui è voluto il senso di “labirinto”.
La lettura della funzione svolta dalla scala a chiocciola offre una ipotesi del percorso carcerario:
- i due percorsi elicoidali intrecciati su un unico perno non hanno punti di contatto altro che alla sommità:
- un percorso conduce a due celle segrete sovrapposte e appare verosimile che non fosse praticato il passaggio dall’alloggio del Commisario come appare ora:
- l’altro percorso conduce dal quartiere e alloggio del Bargello ad un locale al piano terra detto “legnaia” che aveva esclusivo accesso dalla “stanza di udienza”.
 

E’ possibile avanzare due interpretazioni di questa struttura:

- che il Bargello avesse accesso indipendente alla sala di udienza ed i prigionieri fossero condotti alle celle delle segrete o attraverso il primo ramo della chiocciola o in esterno attraverso il cortile (ma questa ipotesi pare improbabile ed impraticabile);

- che dalla stanza di udienza due diverse uscite conducessero il prigioniero, a seconda del giudizio, verso l’uno o l’altro ramo della chiocciola; quello verso la legnaia imponeva un ulteriore passaggio per la sala del Bargello (e per la Cappella del Palazzo) prima di ridiscendere al secondo gruppo di “segrete”.

In tutti i modi ciò che emerge è che il grande valore documentario delle fonti archivistiche e quelle storico-testimoniali del “patrimonio” architettonico del Palazzo dei Commissari, formano un unicum per la conoscenza della giustizia medicea.