La Terra di Castrocaro dipinta in Palazzo Vecchio a Firenze

La Terra di Castrocaro dipinta in Palazzo Vecchio a Firenze

[Giorgio Vasari e Giovanni Stradano, soffitto Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio a Firenze “Allegoria della Romagna”, con rappresentata la terra di Castrocaro ed il fiume Savio, a lato la data 1403, anno in cui quelle terre divennero parte del dominio fiorentino]

P. Piacemi assai: ma qui allato, dove non veggo putto che tenga pastorale, che castello o paese ci fate voi? Che le lettere mi par che dicano: “Flaminia nostrae ditionis”.

G. Questa, Signore, è la Romagna , dove ho ritratto la Terra di Castrocaro al naturale, e il Savio fiume con il corno pieno di frutti per l'abbondanza dì quel paese, e vi ho dì più fatto una Bellona armata e focosa con un flagello in mano sanguinoso, dimostrando la gente ardita e risoluta di quel paese ; e quella che tiene lo stendardo entrovi una croce rossa, è una Flaminia , e similmente ha a' piedi uno scudo entrovi una simil croce insegna di Castrocaro.
[Ragionamenti del Signor Giorgio Vasari sopra le invenzioni da lui dipinte in Firenze nel Palazzo Vecchio con Francesco Medici allora Principe di Firenze]

Nel grande ciclo decorativo della trasformazione di Palazzo Vecchio da sede della municipalità fiorentina a residenza del nuovo duca mediceo Giorgio Vasari deve includere, oltre alle raffigurazioni dei trionfi di Cosimo I per osannarne la figura, anche le allegorie delle città e terre soggette al suo dominio. [per approfondire vedi Eliana Carrara, "Il ciclo pittorico vasariano nel Salone dei Cinquecento e il carteggio Mei-Borghini" in "Testi, immaginie filologia nel XVI secolo" - Atti delle giornate di studio Pisa, Scuola Normale Superiore 30 settembre - 1 ottobre 2004; edizioni della Normale 2007 - link su Academia.edu - vedi anche "Allegorie delle città e dei fiumi toscani" in Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi - link]. 

Fra queste anche l'enclave della Romagna deve essere rappresentata e la terra maggiormente simbolica della provincia transappennica è certamente Castrocaro che è sede del capitanato territoriale.

Ovviamente Vasari non hanno tempo per recarsi sui luoghi da ritrarre e per questo lo stesso Vasari incarica il suo collaboratore Marco Marchetti da Faenza (Tra’ pittori nostri uno de’ più cogniti si è Marco Marchetti, dal nome della patria detto comunemente Marco da Faenza) di cercare in loco qualcuno competente di disegno che possa recarsi a Castrocaro per trarre un disegno da tradurre in dipinto a Firenze.

“in Fiorenza di sua mano
(Marco Marchetti) la maggior farle degli ornamenti di venti diverse stanze che sono nel palazzo ducale e le fregiature del palco della sala maggiore di detto palazzo, senza che gli ornamenti del principale cortile di detto palazzo, fatti per la venuta della reina Giovanna in poco tempo, furono in gran parte condotti dal medesimo.”
(Vasari, Vite de' più eccellenti pittori)

Il 18 aprile del 1565 Marchetti scrive a Faenza al suo concittadino Niccolò Paganelli per commissionargli, su richiesta di Giorgio Vasari, un disegno di Castrocaro: [...] Io mi ritrovo in Firenze e cusì messer Giorgio mi dimandò di voi s[e] eravate al paesse, li di che si mi prego che io vi scrivessi da sua parte. Voria che voi andassi a Castrocara e che voi ne facesti una veduta a vostro modo e che ne dimandassi licencia al potestà da sua parte di gratia quanto più presto l'averia lui di caro e mandarla per il primo mulatier e mandar a dir' quanto se ne viene che non si mancherà [sic] che questo sarà per principio e poi lasate far' a me e quando voi mandarete il detto ritratto volio che fate dui versi che vadia a lui con pregarlo del venire voi a Firenze e poi la sia la cura a me [...] (ASFi Carteggio del Granduca Cosimo I de' Medici, filza 515, Folio: 527)

Il primo maggio Vincenzo Paganelli, padre di Niccolò, informa Bartolomeo Concini che il disegno richiesto da Giorgio Vasari delle fortificazioni di Castrcaro per le decorazioni di Palazzo Vecchio in occasione delle imminenti feste per il matrimonio tra Francesco I de' Medici e Giovanna d'Asburgo è stato fatto e Niccolò è già in viaggio per Firenze: [...] Io vi dico che Nicolo [Paganelli] debe venir subito, che lui [h]a tutto qu[e]l disegno che ne ho di già scrito di Castorcara e se lui fuse a Castorcara screvetili che lui non torni a Faencia, a quanto più presto si debia espedir' e venir' via. Non starà con Messer Giorgio ma si ben a tanto il giorno quanto parerà a sua signoria e porria esser la sua salute [...]
(ASFi Carteggio del Granduca Cosimo I de' Medici, filza 515, Folio: 526)

Evidentemente la prima stesura del disegno di Castrocaro non era stata sufficiente per la decorazione di palazzo Vecchio in quanto da una missiva indirizzata a Francesco I de' Medici da parte di Antonio Cocchi, provveditore della fortezza, sappiamo che Niccolò Paganelli il 27 di maggio è ancora sui luoghi per ritrarre le fortificazioni ma viene mandato via in quanto il provveditore non si fida delle credenziali fornite sulla committenza: [...] Iermatina circha haore 13 in circa trovandomi fuora di Castrocharo vicino a la porta in compagnia del capitano Marchantonio [Vittorini] e del nostro giudice e notaio a far' esercizio. Ci arivò uno a cavallo e subito smontò e mi venne a fare motto homo d'età d'anni 30 in 32 in circha di ragionevole vita con barba rossa alla spagnuola, il quale disse essere Niccolò Paghanelli da Faenza, e venire da Faenza dove mi richiese che se mi contentavo che lui facesse una veduta a Castrocaro per farne ritratto. Risposelo che lo mandava per tal conto disse avere let[t]ere da Firenze da un Marco pittore [Marco Marchetti da Faenza] che sta con Giorgio aretino [Vasari] dove mi feci mostrare tal' lettera, e me ne presentò dua di detto Marcho, una indiritta al detto Niccolò e l'altra a messer Vincenzo Paganelli il quale disse esere suo padre. E letto che ebbi dette lettere, lo risposi che non mi contentavo, et così si partì. E per il debito mio apresso di Vostra Eccellenza Illustrissima dargne aviso, e con la presente se li manda le dette dua lettere a ciò che quella resta avisata [...]  (ASFi Carteggio del Granduca Cosimo I de' Medici, filza 515a, Folio: 526, Folio: 1010)