Antichi itinerari e mezzi di viaggio e trasporto - parte quinta

Antichi itinerari e mezzi di viaggio e trasporto 

il viaggio, i mezzi di trasporto ... parte quinta

l'avvento della ferrovia: la transappenninica

TESTO IN COSTRUZIONE

Nel 1832 il Granduca Leopoldo II di Toscana aveva deciso di realizzare la “strada barrocciabile” da Pontassieve a Forlì attraverso il valico appenninico e lungo la Valle del Montone, consapevole che si dovevano incrementare gli scambi commerciali fra la Toscana e la Romagna per collegare Firenze sia con le terre romagnole sotto amministrazione granducale sia soprattutto per realizzare un corridoio verso l'Adriatico e da li con l'Austria e i paesi dell'est europeo.

Fino da molti anni fa appena si incominciò a parlare di ferrovie in Italia, fu sentito il bisogno di una ferrovia che unisse Firenze e Livorno alle città di Romagna in direzione di Ravenna e dell'Adriatico, e da alcuni benemeriti cittadini si incominciarono a studiare la linea Faenza-Firenze, la Forlì-Pontassieve e la Imola-Firenze, e fino, dall'agosto 1845 fu domandato al Governo della Toscana la concessione di fare degli studi per una ferrovia per la valle della Sieve e del Lanterne in direzione di Faenza. La controversia fra queste linee durò per molti anni con poca speranza di buona riuscita, finché il 10 gennaio 1860, durante il periodo dei Governi provvisori, quello della Toscana nominò una Commissione tecnica per esaminare queste linee «considerando l'utilità di una linea che unisse Firenze ad una delle città della Romagna ed all'Adriatico.»

In Italia l’introduzione della tecnologia ferroviaria e dell'uso di automezzi a trazione meccanica si sviluppa dalla metà dell'Ottocento.

«Nel 1859, infatti, a Bologna arriva la ferrovia da Milano-Piacenza e nel 1864 si inaugura il primo attraversamento appenninico verso Firenze, via Porretta e Pistoia. 

Con le altre linee che si realizzano per Ancona (1861) con prosecuzioni successive lungo l’Adriatico fino a Brindisi, per Ferrara (1862) con le tappe ulteriori di Padova e Venezia, e quindi per Verona-Brennero (fra 1887 e 1924), Bologna diviene quello snodo fondamentale del traffico ferroviario italiano che oggi conosciamo. (...)

Altre infrastrutture importanti si realizzano nella nostra regione, fra l’ultimo ventennio
dell’Ottocento e gli anni ’30 del Novecento. Si tratta di una fitta rete di tramvie e ferrovie secondarie, attorno ai capoluoghi provinciali, che riafferma l’importanza delle realtà urbane poste lungo la via Emilia, rispetto ai territori collocati a monte e valle dell’arteria.

Designa infatti il reticolo di relazioni locali, allora come oggi fondamentali, per la valorizzazione delle varie aree regionali. Queste linee ferroviarie, però, per la gran parte, saranno smantellate e sostituite da servizi automobilistici entro gli anni ’50 del secolo scorso.»
[“Geografie dell’Emilia Romagna nel Novecento”, Marzia Marchi, Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Sezione di Geografia - file in PDF]

In Toscana la prima concessione ferroviaria  fu quella della “Società anonima della strada ferrata Leopolda” nel 1838, per la linea da Firenze a Livorno, e nel 1846 ottenne pure quella della linea da Lucca a Pistoia. Nel frattempo nel 1844 era stata fondata la “Società della strada ferrata centrale  toscana”,  che  ottenne  la  concessione di quella linea che, partendo da Siena, doveva congiungersi  alla  “Leopolda”  presso  Empoli: nel  1846  quella  della  “Strada  ferrata  Maria-Antonia”, per la linea Firense-Pistoia; e più tardi quella delle “Ferrovie lucchesi”, per la Lucca-Pisa.
Nel  dicembre del 1846 il Granducato di Toscana proclamò di voler proseguire sulla linea già tracciata: da Pistoia la strada ferrata sarebbe stata protratta per Porretta Terme - Bologna. L’intenzione  era  duplice:  la  realizzazione  del tracciato ferroviario da Pistoia a Bologna (Stato Pontificio)  era  stata  suggerita  dagli  Austriaci e  sarebbe  tornata  utile  per  fini  militari.
Nel 1860 queste, tranne la società “Centrale Toscana” si riunirono e composero la “Società anonima delle strade ferrate livornesi”. 

La Porrettana fu la prima ferrovia transappenninica, il primo collegamento tra la Toscana e l’Emilia Romagna, venne inaugurata da Vittorio Emanuele II nel 1864.

Ma il collegamento ferroviario tra Firenze e la maggior parte dei territori della Romagna toscana resterà solo sulla carta!

Pier Luigi Farolfi nel suo articolo La nuova strada rotabile di Romagna (1782-1836) Progettazione, costruzione e sue ricadute socio-economiche nelle Comunità della Valle del Montone, pubblicato sulla rivista Alpe Appennina, 02/2020 (pdf da scaricare), nel capitolo conclusivo (Epilogo a pagina 49) ci fornisce una sintesi perfetta sulla vicenda relativa ai propositi e ai progetti per la realizzazione di una ferrovia che collegasse il Tirreno con l’Adriatico, dal porto di Livorno a quello di Ravenna.
«Gli anni successivi alla realizzazione di questa importante arteria di comunicazione (la nuova strada rotabile di Romagna) fecero intravedere la possibilità di potenziarla ancora di più, affiancandole una strada ferrata che avrebbe reso ancora più rapidi i collegamenti con la Romagna toscana una strada ferrata che avrebbe reso ancora più rapidi i collegamenti con la Romagna toscana.
Furono presentati diversi progetti per una ferrovia tosco-romagnola che prevedevano il traforo del Passo del Muraglione di cui uno nel 1845 dell’ing. Stephenson, proposto dai principi Poniatowsky e Demidoff, per gli Appennini, che partendo da Firenze passava per Pontassieve, Dicomano, S. Godenzo, Tunnel, Balducce, Rocca S. Casciano, Terra del Sole, Forlì.
Il tunnel prevedeva l’attraversamento del passo del Muraglione da San Godenzo alle Balducce presso San Benedetto con una lunghezza di circa cinque miglia (circa otto chilometri).
Un altro progetto del 1861 dell’ing. Luigi Fratti prevedeva una strada ferrata da Pontassieve-Dicomano-Ponticino-S.Benedetto-Portico-Forlì, per la linea del Montone che attraversava l’Appennino con un tunnel di soli quattro chilometri e due trafori secondari, ciascuno di duecento metri.
Un’idea in contrasto con quelle del padre scolopio fiorentino Giovanni Antonelli - illustre scienziato e matematico che si occupò anche della progettazione di linee ferroviarie - che preferiva le direttrici mugellane da Pontassieve a Faenza.
I due battagliarono aspramente a lungo con pubblicazioni edite a proprie spese, e sappiamo com’è andata a finire.»

 

Ovvero ebbe la meglio la linea ferroviaria che dal Mugello attraversa l'appennino fino a Marradi e poi lungo la valle del Lamone fino a Faenza.

«L’epoca “eroica” delle ferrovie vide il proliferare, nel territorio compreso fra Toscana, Romagna, Umbria e Marche, dei progetti di realizzazione di strade ferrate transappenniniche strenuamente sostenuti da amministrazioni e parlamentari locali, convinti che le nuove linee avrebbero portato grandi benefici alle comunità interessate dalle nuove costruzioni. L’acceso dibattito che ne scaturì portò alla scelta, sulla base di considerazioni non soltanto orografiche, tecniche ed economiche, della linea Faenza-Firenze, l’unica poi effettivamente costruita. (...)»

(Camillo Berti “Una ferrovia rimasta sulla carta. La transappenninica tra Arezzo e la Romagna tra geografia, storia e progetti”, Bollettino della Società Geografica Italiana serie 14, 4(1): 73-93, 2021)

La necessità e al tempo stesso il problema della comunicazione ferroviaria tra la Toscana e la Romagna fu di tale rilievo e interesse nazionale, che fino dal 1842 fu oggetto di studi e iniziative private, poi dopo l’unità d’Italia (1861), fu oggetto di discussione nei due rami del Parlamento. 

“Carta di Strada Ferrata da Forlì a Pontassieve, per la Valle del Rabbi, fosso S.Godenzo e Sieve,
con indicazione di altri Tronchi ideati per ultimare la centrale Italiana” Progetto originale in
litografia della ferrovia che avrebbe dovuto collegare Forlì a Pontassieve.  Misura cm.55×43
per visionare la mappa in grande scala clicca sull'immagine poi col tasto destro seleziona
"visualizza immagine" poi usa la lente di ingradimento oppure clicca su questo testo


L'ingegnere Luigi Fratti progetta nel 1861 una strada ferrata da Forlì a Pontassieve, con un percorso che saliva la Valle del Montone attraversando i paesi di Terra del Sole, Castrocaro, Dovadola, Rocca San Casciano, Portico di Romagna, San Benedetto in Alpe, San Godenzo, Dicomano fino a Pontassieve per poi innestrasi sulla linea verso Firenze.
Il Progetto di Fratti si basava su un itinerario prevalentemente incentrato sulla maggiore estensione territoriale della Romagna toscana che era già stata interessata dalla nuova strada barocciabile Pontassieve-Forlì.

Nella relazione del progetto, Fratti indicava anche la previsione di una galleria «colla traversa dell'Appennino a mezzo di un sotterraneo di soli quattro chilometri, con piani inclinati al massimo per breve tratto del 20 per mille, e con due trafori secondari della lunghezza inferiore ciascuno ai m. 200 [...] mantenendosi lontana dall'attraversare le alte vette de' contrafforti cui le capre soltanto hanno ad arrampicarsi».
Questo progetto di strada ferrata per unire il Tirreno all'Adriatico, da Livorno a Ravenna, era in contrasto con quelli del padre scolopio fiorentino Giovanni Antonelli che preferiva la direttrici Pontassieve-Faenza e i due battagliarono aspramente a lungo con pubblicazioni edite a proprie spese.
Sulla questione ferroviaria si giocava il rilancio economico delle vallate appenniniche e i  maggiori personaggi politici locali dell'epoca e dei decenni successivi ebbero un ruolo determinante sulle scelte dei tracciati.

Delle vere condizioni degli andamenti per via ferrata da Firenze a Ravenna per Faenza e per Forlì,
Memoria di Giovanni Antonelli, Firenze. Dalla tip. Calasanziana, 1861

per visionare la mappa in grande dimensione clicca qui o sull'immagine poi usa la lente di ingrandimento

Per congiungere Firenze a Ravenna con una nuova strada ferrata venne scelto il percorso lungo i centri del Mugello, fosciare nella Valle del Lamone transitando per Marradi fino a Faenza. Determinate fu il Padre Giovanni Antonelli. Si ritenne che la Val di Sieve e la Valle del Montone non possedessero un peso significativo di presenza di economie locali tale da giustificare la spesa per una linea ferroviaria.
Giocarono un ruolo politico
 






 
 
 
 
 
 
 
 
 
dettaglio della Carta delle strade ferrate italiane e tramways a vapore, 1 settembre 1888
https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b530252958/f1.item.r=Carta%20delle%20strade%20ferrate%20italiane.zoom
 
 
 
 
 

La rete ferroviaria nell'area tra Toscana e Romagna alla fine del XIX secolo. Fonte: Istituto Cartografico Italiano,
Carta delle strade ferrate italiane, 1889 (Bibliotèque Nationale de France, Gallica)

L’intera linea da Firenze a Faenza venne aperta al traffico il 24 aprile 1893.


http://www.giornalistoricicesena.it/ilsavio/IlPopolano/1906/IlPopolano1906-10-28.pdf

http://www.giornalistoricicesena.it/ilsavio/StudiRomagnoli1949_1999/1984/Studi_Romagnoli_1984_25.pdf 

 

Studi_Romagnoli_1981_07