Il passaggio dell'Appennino fatto da Annibale

Ai fini della nostra indagine sulle antiche strade che solcavano i territori romagnoli non è fondamentale sapere se Annibale sia mai transitato per queste valli ma ci torna utile il confronto tra intellettuali del 7/800 sulla questione in quanto in un alcune pubblicazioni dell'epoca si rintraccia una mappa (che di seguito alleghiamo) con il tracciato delle strade principali e di transumanza che servivano per varcare l'Appennino da Est a Ovest.

Per il dibattito e il confronto tra tesi differenti ed opposte tra gli intellettuali di due secoli orsono sul passaggio di Annibale in Romagna per raggiungere Roma, abbiamo fatto riferimento a un breve ma utile ed approfondito saggio di Patrizia Tabaroni pubblicato nel 1976 dalla rivista di Studi romagnoli:
«(…) spesso ci si è chiesti per dove Annibale sia passato, sia che si trattasse di scegliere un varco alpino o appenninico, sia che si dovesse individuare un campo di battaglia. Sulla scia di queste ricerche è sorta una miriade di toponimi, soprattutto in quelle zone in cui gli antichi scrittori ci assicurano una effettiva presenza annibalica, come, ad esempio, nel Piacentino, teatro della famosa battaglia della Trebbia; viceversa per altre regioni meno 'fortunate' (fra le quali la Romagna ) non è possibile stabilire una sicura presenza cartaginese.
Eppure anche in Romagna è sorta una vivace tradizione annibalica, la cui genesi è da ricercarsi nella imprecisione con cui le fonti antiche narrano gli avvenimenti dell'inverno-primavera 218-217 a.C., quando Annibale si portò dalla Trebbia al  lago Trasimeno , varcando gli Appennini in un punto imprecisato che è stato oggetto, durante i secoli, di controversie a non finire: da Piacenza a Cesena tutte le vie che si dirigono in Toscana sono state di volta in volta indicate come il vero itinerario annibalico, in un crescendo di rivendicazioni campanilistiche talora del tutto assurde. Per molti secoli e ancora oggi il motto dominante di ogni singolo paesino dell'Appennino tasca-emiliano sembra essere: «nel dubbio, facciamo passare Annibale di qui».
Anche la terra romagnola non sfugge a questo fenomeno, al quale però se ne aggiungono altri due del tutto peculiari: anzitutto in Romagna mancano i classici toponimi recanti il nome di Annibale che si trovano in tante altre parti dell'Appennino; eppure, e in secondo luogo, si può affermare che a est di Bologna 'tutto è diventato Annibale' , nel senso che molti dei problemi topografìci dell'antichità tuttora insoluti (o tali per lungo tempo)
sono stati associati a quello principe del passaggio annibalico dell'Appennino. (…)
Il problema della Flaminia minor si affaccia, anche se assai confusamente, pure in una disputa annibalica sorta nella seconda metà del XVIII secolo fra lo studioso Pasquale Amati da una  parte e gli accademici Incamminati di Modigliana Gaspare Natale Campadelli e Francesco Sacchini dall'altra. Essi furono autori di opere poderose, nelle quali l'individuazione dell'itinerario cartaginese scaturisce dalle ricerche sulle possibili vie che in epoca romana traversavano l'Appennino a est di Bologna.
L'interesse maggiore è volto proprio al collegamento Bologna-Arezzo che, in epoca annibalica, doveva avvenire, secondo l'Amati, attraverso Forlì, Meldola, Galeata e Bagno di Romagna, mentre il Campadelli e il Sacchini ritengono che si dovessero toccare invece Faenza, Modigliana, il Monte Sacco e Castel dell'Alpi per sfociare in Casentino. Per queste due vie rispettivamente gli studiosi ritengono che passasse Annibale nella sua avanzata verso il lago Trasimeno. (...)»

(Patrizia Tabaroni, Tradizioni dell'antichità in Romagna: l'itinerario di Annibale e altri problemi di topografia antica in Studi Romagnoli, 1976, n. 15, pp. 199-208 [link PDF])

Sul dibattito del passaggio di Annibale per la Romagna vedi anche "Dell'origine ed antichità della zecca pontificia: ove con autentici monumenti e con nuove osservazioni si conferma l'antichissimo temporale dominio e la sovranità della santa sede ..." Acami, Giacomo, Verfasser, 1752, in cui tratta della "Conferma del Passaggio d'Annibale per la strada di Meldola, e che Meltola stessa fu l'antico Castro Mutilo"  [versione digitale nel sito bayerische staatsBibliothek]

la carta qui riprodototta è tratta da “Dissertazione del dott Pasquale Amati di Savignano sopra il passaggio dell’Appennino fatto da Annibale e sopra il Castello Mutilo degli antichi Galli”, 1776. [versione on-line su archive.org]

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« (...) Ora questa probabile vicinanza dei Sarsinati e dei Solonati sia la prima ragione per suppore, che i Solonati potettero essere i Popoli di Castrocaro e di Modigliana , come vedremo fra poco, e i quali sono certamente assai vicini alla Diocesi di Sarsina. Pensò il Cluverio, e, ancora il Cellario, che Terra del Sole fosse l’antica Solona . Il Morgagni nelle sue Epistole Emiliane nega, che Terra del Sole possa essere l’antica Solona, perchè secondo le Storie di Scipione Ammirati questa Terra del Sole è un Paese nuovo fabbricato nell’anno 1555 dal Gran Duca di Toscana, e nominato col nuovo nome di Terra del Sole, perchè nel gettarne le prime fondamenta apparve felicemente tra folte burrasche uno splendido Sole. Ma se Terra del Sole non può essere per tale motivo l’antica Solona, potrà ben esserlo il Paese di Castrocaro, come abbiamo detto. Solona non è nome Latino , poiché nulla suona in una tale lingua, e sarà per conseguenza un nome proveniente dalle più antiche lingue d' Italia. Ora sembra, che il nome di Solona provenga dal Greco [sig.], che sale significa. E’ incredibile il numero delle fonti salate, che si vedono ne’ contorni di Castrocaro, e sopra i monti, che s'innalzano fra Modigliana e Castrocaro medesimo. Odo da persone di fede degne, che in que contorni basti lo scavare pochi palmi il terreno per rinvenirvi fonti salsi; e che sale potrebbe raccogliervisi sufficiente anche a tutto lo Stato Ecclesìastico, sé si cominciassero a scavare tali fonti, e a circondare di stagni , come si usa ora colle acque marine nelle pianure di Cervia. (...)»
(pag. 37 della “Dissertazione del dott Pasquale Amati ...”)


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