Archivio storico della Comunità di Sorbano

Archivio storico della Comunità di Sorbano
1431 - 1865

Il centro abitato di Sorbano è situato su un poggio posto sulla riva sinistra del fiume Savio, lungo la strada che da Cesena risale la vallata e conduce a Sarsina (da cui dista un paio di chilometri) e Bagno di Romagna.

L'etimologia del toponimo deriva molto probabilmente da "Suburbanum", che sottintende la vicinanza dell'agglomerato all'antica città romana di Sarsina, della quale avrebbe costituito, appunto, un sobborgo.
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Per molto tempo il borgo dipese da Sarsina e dal potere temporale dei suoi vescovi, come confermerebbe un diploma del 1220 concesso dall'imperatore Federico II nel quale si enumera fra i luoghi spettanti alla mensa sarsinate anche il castello di Sorbano e la sua corte.

Nel corso del XIV secolo il luogo venne conteso dalle grandi famiglie nobiliari che avevano interessi nell'alta valle del Savio (della Faggiola, Ordelaffi, Malatesti, Ubaldini, Ubertini), passando di mano diverse volte.

La situazione di instabilità politica si protrasse fino al 1402, quando la Repubblica di Firenze inviò un corpo di spedizione nella Val di Bagno (l'alta valle del Savio) al comando Jacopo di Alamanno Salviati, membro della magistratura dei Dieci di Balia di guerra, il quale occupò Bagno di Romagna e diversi castelli della vallata, fra cui Sorbano. 
L'8 maggio 1428, con un atto pubblico registrato nell'Archivio delle Riformagioni di Firenze, gli uomini di Sorbano, di Montalto, di Rullato, di Castel Nuovo, di Tezzo, di Tomba e di Montoriolo (località che avrebbero poi costituito il territorio di Sorbano) si sottomisero tutti insieme al dominio fiorentino. In quell'occasione furono concesse loro diverse esenzioni per un tempo determinato, prorogate poi fino al 1546, quando simili privilegi furono sospesi a tutti i "popoli" del distretto fiorentino.
L'obbedienza al governo fiorentino fu ribadita negli Statuti della Comunità di Sorbano, realizzati nel 1431 ed aggiornati fino al 1627. Considerata la rilevanza di questo documento (prima fonte scritta che testimonia l'organizzazione della vita civile nel territorio sorbanese), la data di emanazione degli Statuti (11 febbraio 1431) è stata scelta come riferimento cronologico per l'istituzione della Comunità di Sorbano.

L'amministrazione locale delle varie comunità che facevano parte del dominio toscano era costituita da rappresentanti del governo centrale fiorentino per i centri più importanti (governatori e capitani) e da magistrati delle comunità, che variavano per ogni centro in base alle tradizioni storiche delle proprie istituzioni. Infatti ogni città e centro toscano, anche dopo la conquista fiorentina, aveva generalmente mantenuto le proprie magistrature, usi ed organizzazioni. Ricorrenti, nelle varie comunità, erano tuttavia il Consiglio degli Anziani ed il Gonfaloniere, avente poteri analoghi a quelli degli odierni sindaci. Il governo era perifericamente rappresentato dai vari Governatori, Capitani, Vicari e podestà che esercitavano anche attività giurisdizionali, sanitarie, di polizia.

Per quanto riguarda Sorbano, il Repetti ricorda che "Sorbano col suo territorio (…) venne designato per capoluogo di vicariato tanto pel civile come pel criminale, cangiato poscia in una potesteria minore, la quale finalmente venne anch'essa soppressa nell'anno 1814".
La riforma dello Stato intrapresa dal Granduca Pietro Leopoldo a partire dal 1771 investì anche l'assetto amministrativo delle comunità locali, fino ad allora caratterizzato da un particolarismo delle istituzioni ereditato dalla tarda età medievale. La riforma municipale, che mirava all'abrogazione delle antiche istituzioni e alla progressiva estensione alle province toscane dei nuovi consigli generali e delle rispettive magistrature. si proponeva di ridistribuire alcuni fondamentali poteri dello stato, decentrando verso forme di autogoverno locale importanti competenze, tra cui quella delicatissima di ripartire e riscuotere le imposte.

Organi fondamentali dell'amministrazione locale erano il Magistrato comunitativo e i Consigli generali. Il primo era composto da un Gonfaloniere e da un numero variabile di Priori estratti a sorte fra i possessori di beni, paganti una certa cifra di decima o imposizione corrispondente. Al Magistrato comunitativo competeva l'effettiva amministrazione della comunità. Del Consiglio generale facevano parte, oltre ai membri del Magistrato comunitativo, i rappresentanti estratti tra tutti i possidenti, quindi anche i contadini. Le attribuzioni del Consiglio generale erano relativamente limitate (nomina dei medici e chirurghi condotti, designazione degli impiegati e del loro stipendio e così via). Il numero dei componenti del Magistrato e del Consiglio variava da luogo a luogo, ma i regolamenti erano sostanzialmente analoghi per le varie parti del granducato. Il centro e la periferia furono coordinati tra loro tramite la Camera delle comunità e un cancelliere comunitativo di nomina centrale, presente in ogni comunità.

Nel 1775 le riforme leopoldine vennero applicate anche a Sorbano, determinando una riorganizzazione amministrativa del territorio che sarebbe sopravvissuta per quasi due secoli. In quell'anno le antiche Comunità di Monteriolo, Montalto, Rullato, Castelnuovo e Tezzo vennero accorpate alla Comunità di Sorbano, che divenne in questo modo capoluogo di un territorio ben più ampio, ma dai confini estremamente irregolari.

Nel giugno del 1814, con l'abolizione delle "mairies", il principale istituto di amministrazione locale sotto il dominio napoleonico (della cui presenza a Sorbano non si ha notizia), il granduca Ferdinando III reintrodusse e riorganizzò le Cancellerie comunitative in Toscana. Furono ripristinati gli uffici del Gonfaloniere, dei Priori o Magistrato comunitativo, e del Consiglio generale, e tornarono a insediarsi nelle antiche residenze i Cancellieri comunitativi e i loro aiuti.

Le nuove funzioni degli uffici comunali vennero specificate dal regolamento del 1816.
L'autorità principale era rappresentata dal Gonfaloniere, di nomina granducale, che presiedeva il Magistrato comunitativo. Oltre alla funzione di sindaco della Comunità, gli spettava il controllo dell'attività finanziaria, la vigilanza delle strade comunali e il controllo sulla polizia locale tramite il giusdicente. Intratteneva inoltre una corrispondenza con gli organi locali quali il Soprassindaco delle Comunità, il Provveditore di soprintendenza comunitativa e la Presidenza del buongoverno. Al Gonfaloniere si affiancavano, nello svolgimento delle sue funzioni, il Magistrato comunitativo e il Consiglio generale i cui membri erano nominati per tratta.

Il Consiglio generale si riuniva ordinariamente una volta all'anno per deliberare su argomenti fissati dal regolamento, tuttavia c'erano anche adunanze straordinarie, convocate dal Gonfaloniere di concerto con il Cancelliere. Negli altri casi si adunava e deliberava il Magistrato, composto dal Gonfaloniere e dai Priori residenti, cui spettava l'elezione del Camarlingo generale, l'approvazione del bilancio di previsione e l'esame dello stato delle entrate e delle uscite del precedente anno finanziario.
Con il regolamento delle Comunità della Toscana emanato sotto il Granducato di Leopoldo II nel 1849 furono apportate sostanziali modifiche alla composizione e alle funzioni esercitate dal Consiglio e dai Priori. I membri del Consiglio venivano eletti non più per tratta, ma dai contribuenti. Tra le nuove competenze attribuite ora al Consiglio figuravano l'elezione dei Priori e le deliberazioni sui bilanci e rendiconti; spettava inoltre ai Consiglieri la nomina della commissione per il reparto delle tasse, l'approvazione del medesimo e le deliberazioni su eventuali reclami in materia, nonché la nomina della Commissione incaricata di sindacare l'operato del Camarlingo e del Gonfaloniere. Organo esecutivo delle deliberazioni del Consiglio era il Collegio dei Priori che aveva, tra l'altro, l'incarico di preparare le informazioni per il Consiglio, nonché deliberare sui provvedimenti urgenti. Dopo la parentesi costituzionale sfociata nell'esperimento democratico del 1849, il Granduca rivide la propria riforma e, nel 1853, ripristinò il sistema della tratta. Quindi Priori e consiglieri tornavano ad essere estratti a sorte e non si ritornò alla formula elettiva se non nel 1859, con la fine del Granducato.

Con la riforma del 1848, che trasformò i Cancellieri in ministri del censo, cambiano le competenze di questo funzionario statale, ma rimangono immutate la sua mansione di conservatore degli archivi degli enti locali. Tale funzione si estende ora anche a quei nuovi organismi intermedi, nati nel periodo tra il 1848 e il 1865 e destinati a una breve durata o addirittura contingente, che abbracciano una circoscrizione diversa rispetto a quella della Cancelleria (Consiglio distrettuale, Consiglio di reclutamento, collegi elettorali, ecc.) e per i quali il Cancelliere-ministro del censo svolge le funzioni di segretario.
Le magistrature comunitative continuarono ad operare a Sorbano per alcuni anni dopo la cessazione del Granducato (avvenuta nel 1859), fino all'entrata in vigore della legge 20 marzo 1865, n. 2248 ("per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia"), che provvide all'unificazione dell'ordinamento e della legislazione amministrativa del neonato stato italiano, proclamato il 17 marzo del 1861.

 
fondo: volumi 30, registri 19, buste 4, fascicolo 1
scheda tratta da Archivi ER
 

Il fondo è costituito dalla documentazione propria della Comunità di Sorbano. In particolare si segnala la presenza degli Statuti e delle serie costituite dagli atti deliberativi (Deliberazioni e partiti), dalla corrispondenza (Corrispondenza della Comunità, Corrispondenza del Gonfaloniere), dai documenti contabili (Saldi, Documenti di corredo al rendimento dei conti, Registri dei mandati, Dazzaioli), dai registri di leva (Arruolamenti militari) e di stato civile.
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Nel complesso archivistico sono raccolti atti dal 1431, anno di adozione degli Statuti comunitativi, fino al 1865, anno in cui entrò in vigore la legge 20 marzo 1865, n. 2248 ("per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia"), la cui applicazione pose fine alla varietà delle tipologie amministrative che caratterizzavano gli Enti locali degli Stati preunitari e impose un modello amministrativo unico per tutto il Regno (il Comune). 
 
storia archivistica
La conservazione degli archivi delle Comunità presso lo Stato fiorentino era affidata alle Cancellerie comunitative, uffici periferici istituiti nella seconda metà del XVI secolo. Il Cancelliere comunitativo aveva fra le proprie attribuzioni anche la funzione di conservare la produzione archivistica delle istituzioni pubbliche operanti nel territorio di sua competenza, sia in materia amministrativa sia in materia giudiziaria. In questo modo, più comunità limitrofe facevano riferimento allo stesso Cancelliere, presso il quale si concentrarono gli archivi delle Comunità.
La Comunità di Sorbano dipendeva, insieme a quella di Verghereto, dalla Cancelleria comunitativa di Bagno di Romagna, il centro amministrativo dei territori toscani nell'alta valle del Savio.
Le riforme leopoldine avviate a partire dal 1774, pur determinando una ristrutturazione radicale dell'amministrazione, confermarono le competenze dei cancellieri, anche per quanto riguardava la conservazione degli archivi.
Dopo la parentesi napoleonica (1809-1814), durante la quale vennero soppresse le magistrature del periodo precedente, il granduca Ferdinando III reintrodusse e riorganizzò le Cancellerie comunitative in Toscana. Furono ripristinati gli uffici del Gonfaloniere, dei Priori o Magistrato comunitativo, e del Consiglio generale, e tornarono a insediarsi nelle antiche residenze i Cancellieri comunitativi e i loro aiuti. Le nuove funzioni degli uffici comunali vennero specificate dal regolamento del 1816.
Con la riforma del 1848, che trasformò i cancellieri in ministri del censo, cambiarono notevolmente le competenze di questo funzionario statale, ma rimase immutata la sua qualità di conservatore degli archivi degli enti locali. Questa stessa funzione venne allargata anche a quei nuovi organismi intermedi, nati nel periodo tra il 1848 e il 1865 e destinati ad una durata breve o addirittura contingente, che abbracciavano una circoscrizione diversa rispetto a quella della cancelleria (Consiglio distrettuale; Consiglio di reclutamento; collegi elettorali etc.) per i quali il cancelliere-ministro del censo svolgeva le funzioni di segretario.
Nel 1865, in seguito all'adozione da parte dello Stato unitario della Legge 2248, "Per l'unificazione amministrativa del Regno", le cancellerie furono soppresse e la documentazione delle Comunità, sia amministrativa sia giudiziaria, fu estrapolata in ragione di competenza territoriale e consegnata ai Comuni.
In questo periodo venne probabilmente consegnata al nuovo Comune di Sorbano buona parte della documentazione che costituiva l'archivio della Comunità.
Le carte della Comunità rimasero di pertinenza del Comune di Sorbano fino al 1965, quando avvenne la soppressione dell'Ente e la sua aggregazione al Comune di Sarsina. L'evento ebbe come conseguenza il trasferimento della competenza sull'archivio comunale di Sorbano (incluse le carte della Comunità) al Comune di Sarsina. Il materiale documentario, invece, rimase presso la vecchia sede comunale ancora per diversi anni, collocato in un locale al pianterreno del palazzo comunale di Sorbano. Presso questa sede fu censito dal Rabotti nella seconda metà degli anni '80, in occasione della redazione della Guida generale degli Archivi storici Comunali dell'Emilia-Romagna. Dalla scheda della Guida relativa al Comune di Sarsina (titolare dell'archivio dopo la soppressione del Comune di Sorbano) si evince che, al momento della visita, l'archivio di Sorbano versava in stato di estremo disordine, al punto che non era stato possibile censire il ragguardevole materiale del secolo XIX.
Sempre il Rabotti ricorda l'esistenza di un inventario delle carte di Sorbano del 1858, contenuto in "Inventario dei libri e filze esistenti nell'archivio della Cancelleria e R. Ufficio del Censo di Bagno di Romagna riguardanti le comunità di Bagno, Sorbano e Verghereto, 1 luglio 1859, ms. di pp. 228", conservato in Archivio di Stato di Firenze (Archivio della Soprintendenza agli archivi toscani).
Nel 2006 l'archivio del Comune di Sorbano veniva collocato in un locale seminterrato del Centro culturale polivalente del Comune di Sarsina, mentre presso la sala consiliare e la segreteria del Comune di Sarsina si conservano alcuni registri di deliberazioni, di contratti e il volume degli antichi Statuti e presso gli uffici dei servizi demografici i registri di leva, stato civile ed anagrafe.
Nello stesso anno il Comune di Sarsina dava incarico alla cooperativa Ebla di effettuare una ricognizione finalizzata al completamento di un elenco di consistenza precedentemente redatto da Archimemo s.r.l. (2004). L'intervento si era reso necessario dopo l'individuazione, in locali di servizio del Comune di Sarsina, di un importante nucleo di documentazione di pertinenza dell'archivio di Sorbano.

unità di descrizione collegate
Dalla scheda descrittiva dell'Archivio storico del Comune di Bagno di Romagna redatta da Giuseppe Rabotti (Archivi storici in Emilia Romagna: guida generale degli archivi storici comunali a cura di Giuseppe Rabotti, Bologna, Analisi, 1991) si evince la presenza presso quell'archivio di numerosi documenti che riguardano anche il territorio di Sorbano.
 
    Statuti 1431 - 1627
 
    Deliberazioni e partiti 1681 - 1865
 
    Registri degli imborsabili 1854 - 1863
 
    Corrispondenza della Comunità di Sorbano 1703 - 1797
 
    Corrispondenza del Gonfaloniere di Sorbano 1848 - 1865
 
    Saldi 1776 - 1817
 
    Documenti di corredo al rendimento di conti 1836 - 1864
 
    Registri dei mandati 1850 - 1865
 
    Dazzaioli 1777 - 1854
 
    Arruolamenti militari 1826 - 1860
 
    Atti di stato civile 1809 - 1865
 
    Accolli di strade e beni comunali 1836 - 1859


NB: un Campione delle strade di Bagno e di Sorbano (1781) è conservato nella
sezione separata dell'Archivio storico del Comune di Bagno di Romagna - Repertorio dei Libri, filze etc. esistenti nell'Archivio delle Comunità di Bagno e Sorbano compilato dal Cancelliere G. Benedetto Zecchini nel 1815