ALLA PERIFERIA DEL GRANDUCATO MEDICEO - Elena Fasano Guarini

ALLA PERIFERIA DEL GRANDUCATO MEDICEO:
STRUTTURE GIURISDIZIONALI ED AMMINISTRATIVE
DELLA ROMAGNA TOSCANA SOTTO COSIMO I

Elena Fasano Guarini, Studi romagnoli, 1968, n. 27, pp, 379-407

Ad Elena Fasano Guarini dobbiamo riconoscere il grande merito di aver compiuto una delle ricerche storiche più approfondite e puntuali sia sulla Romagna fiorentina di epoca repubblicana e ducale sia sulla Romagna toscana di epoca medicea e granducale.  

Quello che presentiamo è una trascrizione parziale (la prime pagine) di un suo saggio apparso sulla rivista "Studi romagnoli" del 1968. Tutto il testo (29 pagine) è possibile visionarlo e scaricarlo in formato PDF, che abbiamo scansionato dalla pubblicazione.

    «La carta che mi è stato cortesemente concesso di presentare in questa sede non è che uno stralcio di un lavoro piu vasto, ormai compiutamente elaborato per conto dell'Atlante Storico Italiano, ed in attesa di pubblicazione: uno stralcio di una carta giurisdizionale-amministrativa del granducato mediceo sotto Cosimo I.

[ndr: la carta è stata pubblicata in prima edizione [link pdf] in "The Journal of Italian History", vol. 2 (1979) col titolo "The Grand-Duchy of Tuscany at the Death of Cosimo I: A Historical Map"; in seconda edizione in "Il Granducato di Toscana alla morte di Cosimo I (1574)", CNR, Roma, Cartografia Riccardi, 1979; anche in "Lo Stato mediceo di Cosimo I" (a cura di Elena Fasano Guarini), Firenze, Sansoni, 1973]

    Occorre premettere un'avvertenza: la Romagna granducale non rappresenta un'unità istituzionale compiuta e distinta nell'ambito dello Stato fiorentino. Essa si inserisce pienamente nelle strutture amministrative generali dello Stato, che la presente carta tende quindi in primo luogo ad illustrare. Ciò non significa che non abbia anche caratteristiche istituzionali proprie, legate alla sua stessa natura geografica montuosa, favorevole allo sviluppo di castelli dominanti ristretti contadi, di aggregati amministrativi lungo le valli, cui la lontananza dalle città conferisce una certa autonomia, alla sua posizione marginale nello Stato, difficilmente raggiungibile dalla città dominante, dovendosi per questo superare il crinale appenninico, ed invece aperta in direzione degli Stati della Chiesa, mal protetta da confini che a larghi tratti non erano barriere naturali, e non potevano bloccare il passaggio di banditi e contrabbandieri, né piu legittimi legami tra le popolazioni della zona; alla storia, infine, delle diverse parti che la componevano prima della conquista fiorentina ed ai modi ed ai tempi di questa conquista. Ed è ovvio che anche sui caratteri specifici bisognerà soffermarsi.
   
I criteri ed i metodi di rappresentazione usati in questa carta non differiscono quasi da quelli che si adotteranno nella redazione della carta generale del Granducato. Si è ritenuta qualità essenziale di una carta storica la sua « leggibilità » immediata, l'evidenza cartografica dei risultati della ricerca. Non sta a me dire se l'intento sia stato raggiunto o no: ma certo alla leggibilità si sono sacrificati numerosi dati non privi di interesse, emersi dalle fonti consultate. Si è dovuto inoltre schematizzare, raggruppando i dati in un numero limitato di categorie fondamentali, cogliere, al di là di una serie di situazioni locali che differiscono per sfumature piu o meno rilevanti, i caratteri gene-rali di un sistema. forzo necessario ai fini della rappresentazione cartografica, e forse non improduttivo ai fini della ricostruzione storica.
    Oltre agli elementi essenziali del paesaggio, orografici ed idrografici, si sono in primo luogo rappresentati dei confini: confini di Stato tra Romagna toscana e Romagna pontificia; confini tra distretto e contado: distinzione non solo storicamente motivata, ma assai rilevante nel sistema fiscale fiorentino fino all'epoca delle riforme leopoldine ; confini delle giurisdizioni.
    Al di là delle svariate denominazioni, a cui non sempre corrispondono nel '500 realtà istituzionali diverse, si sono distinti sulla base delle leggi centrali dello Stato e degli statuti locali tre tipi di giurisdizione: meramente civile, civile con giurisdizione cri-minale parziale, e criminale illimitata (che implica anche la giurisdizione civile nel luogo di residenza del giusdicente, e spesso si estende su altre giurisdizioni civili). Chi conosca le norme mulmultiformi che nei d iversi statuti regolano i poteri dei Rettori ravviserà in ciò una prima schematizzazione. Anche le giurisdizioni civili comportavano infatti generalmente (ed in misure diverse) il potere di infliggere limitate pene pecuniarie e di giudicare quindi infrazioni e crimini minori.
   
Ma mentre questo era semplicemente un potere inerente alla funzione di tutori dell'ordine pubblico esercitata dai Rettori , si è ritenuto opportuno distinguere in modo particolare quelle circoscrizioni in cui il Rettore esercitava una giurisdizione criminale assai estesa, sia pure con l'obbligo (spesso, come si vedrà, di data recente) di deferire ad un altro Rettore alcuni crimini di particolare gravità o di rilievo politico. Le fonti scritte cinquecentesche, le numerose relazioni di visite di confine e le pratiche relative a contese particolari, doviziosamente conservate all'Archivio di Stato di Firenze, non offrono il tracciato completo dei confini del Granducato, ma ne illustrano soltanto quei tratti che furono appunto oggetto di contesa.
   
Esse inoltre sono eccessivamente minuziose, e spesso costruite su punti di riferimento relativamente alterabili (casali, sentieri, alberi, massi, pietre di confine): non è quindi possibile darne una trascrizione ca rtografica fruttuosa entro il paesaggio moderno.
    Il materiale cartografico reperibile per il secolo XVI , d'altra parte, a partire dalla carta dello Stato di Firenze redatta nel 1584 dal cartografo ufficiale di Francesco I, Stefano Buonsignori, è troppo inesatto ed approssimativo perché si possa ricavarne un tracciato sufficientemente preciso dei confini dello Stato.
Esso però, a partire dai pochi elementi validi che fornisce - quelli fondati sull'orografia, sull'idrografia e sulla toponomastica - può servire come utile termine di confronto con il materiale cartografico posteriore, ed alla luce di questo diventa piu perspicuo. Si è potuta constatare così una sostanziale coincidenza tra i confini cinquecenteschi , e quelli indicati , per l'epoca successiva al Congresso di Vienna, dalla prima carta geodetica della Toscana, quella redatta da Giovanni Inghirami nel 1830; quando coincidenza non vi sia (come accade là dove nuove terre siano state annesse al Granducato dopo la morte di Cosimo l) non è stato eccessivamente difficile risalire dalla carta dell'Inghirami alla situazione cinquecentesca.
    I confini politici tra le due Romagne, in particolare, erano venuti delineandosi a partire dall'ultimo quarto del secolo XIV, ed avevano raggiunto un assetto stabile dopo il crollo della potenza viscontea , seguito alla morte di Giangaleazzo ed all a sconfitta di Filippo Maria. Dopo l'acquisto del piviere di Sestino da parte della Repubblica Fiorentina nel 1520 non vi furono variazioni di confine rilevanti, né contrasti che implicassero sposramenti di sovranità su centri abitati. (...)»

Vedi anche La "Provincia di Romagna" nel Granducato di Toscana, Elena Fasano Guarini dall'inventario "Un archivio toscano in Romagna"