La morale attraverso i processi criminali

La morale attraverso i processi criminali

Dalla lettura dei processi contenuti negli Atti sia civili che criminali dell’Archivio storico di Terra del Sole emergono chiaramente alcuni aspetti caratteristici di una società, quella del ‘500 ma anche del ‘6/700, che fa dell’uso della forza espressione quotidiana, un comportamento “normale”.
Numerossime sono le denuncie di risse, percosse, ferimenti. Frequenti sono anche le querele che raccontano di offese e ingiurie verbali che solitamente precedono il ricorso alla forza fisica.
Gli interrogatori che si svolgono nelle stanze del Palazzo dei Commissari granducali, in particolare nell’aula del “tormento” o in alcune stanze “segrete” (ad esempio nella cella detta “l’inferno”), giustificano in genere il comportamento “violento” di ampi strati sociali che rinviano all’esisitenza di qualche “inimicizia”.
I contrasti, le inimicizie tra singoli o tra clan familiari di diverse comunità locali, sono a loro volta generati da scambi di violenze che debbono essere ripagate “con la stessa moneta”, allo stesso modo, in una sorta di “legge del taglione” assolutamente accettata come unica forma di giustizia sociale di base.
L’autorità politica, al fine del controllo sociale del territorio, attua una serie di azioni di contrasto  e di persecuzione al fenomeno dell’illegalità e della violenza diffusa alla base della società e attiva una serie di procedure inquisitoriali che si manifestano con l’uso frequente del “tormento” per estorcere la “verità”. 
Esiste così una sorta di sovrapposizione tra la giustizia che viene amministrata dall’autorità e quella che viene esercitata dai capi dei clan familiari attreverso l’uso della forza.
All’origine della maggior parte dei conflitti che dividono individui appartenenti a clan familiari diversi si trovano interessi economici che si scontrano, supremazie che non vengono rispttate, ma anche il mancato riconoscimento di posizioni di privilegio o di particolari ambiti economici e sociali.
Il rispetto della gerarchia all’interno dei gruppi e il rispetto dell’onore di cui diverse famiglie sono gelose custodi sono virtù preziosissime, dunque, per chi, non detenendo in prima persona un solido potere, è costretto a scontrarsi con una pratica quotidiana di controllo a cui nessuno sfugge: la “pubblica fama” sembra infatti registrare infallibilmente ogni gesto, e in special modo quelli di chi non rispetta i limiti della propria condizione.